Il petrolio è una sostanza naturale ed è composta prevalentemente da idrocarburi che sono composti chimici formati esclusivamente da carbonio e idrogeno e, in base alle proporzioni tra questi due elementi e alla struttura molecolare che formano, gli idrocarburi si dividono in diverse serie, la più semplice delle quali è costituita dalle  paraffine  o alcani. Questi idrocarburi sono detti anche saturi in quanto le loro molecole sono incapaci di incorporare altri atomi di idrogeno dal momento che la natura dei loro legami è di tipo semplice. Questo tipo di idrocarburo forma catene lineari, ramificate o degli anelli. La più semplice delle paraffine è il metano (CH4) che è il principale gas naturale, ma vi è anche l'etano (C2H6), il propano (C3H8) e il butano (C4H10). Il propano e il butano possono essere liquefatti a basse pressioni e vanno a formare quello che è chiamato GPL (Gas Pressure Low) o LNG. Le paraffine con molecole contenenti da 5 a 15 atomi di carbonio sono liquide a pressioni e temperature ambiente. Al di sopra di 15 atomi sono estremamente viscose se non addirittura solide; si conoscono delle paraffine con oltre 40 atomi di carbonio.

Altra serie è quella degli idrocarburi non saturi dove gli atomi di carbonio hanno almeno un legame doppio; tra queste possiamo avere l'isoprene che è un gruppo caratteristico senza anelli, con un gruppo metilico (CH3), di cui fa parte il fitolo che costituisce una catena laterale della molecola della clorofilla.

Infine, abbiamo la serie degli aromatici che sono caratterizzati dalla presenza di un anello aromatico.

 

Solitamente negli idrocarburi sono anche presenti i composti NSO così chiamati poichè nella molecola sono presenti uno o più eteroatomi, ossia atomi diversi dal carbonio e dall'idrogeno, e solitamente sono Azoto (N), Zolfo(S) o Ossigeno(O). Gli esempi più diffusi di questo tipo di idrocarburi sono le resine e gli asfalteni.

 

Una caratteristica molto importante del petrolio è la sua densità che come abbiamo visto dipende dalla quantità e qualità dei legami degli atomi di carbonio. Normalmente gli olii sono più leggeri dell'acqua, quindi galleggiano, ma non è sempre così, vi sono anche olii che affondano. La densità del petrolio influisce infatti anche sulla sua estrazione dal giacimento e sulla relativa raffinazione, poiché è ovvio che più il petrolio è denso e più sarà difficile estrarlo e raffinarlo. La densità si misura in gradi API (American Petroleum Institute) e si definiscono olii pesanti quelli con un API minore di 25 (peso specifico superiore a 0,9) e olii leggeri con API maggiore di 40 (peso specifico minore di 0,83) perfetti per fare la benzina.

 

L'obiettivo principale della ricerca del petrolio è la localizzazione del giacimento, ossia di un volume circoscritto del sottosuolo dove il petrolio possa essersi accumulato e conservato nel corso dei tempi geologici. Il petrolio, così come il carbone, è un combustibile fossile non rinnovabile dal momento che ha origine da sostanze organiche che, anzichè essere distrutte dai normali processi ossidativi o da altri agenti naturali (animali/batteri), si conservano e si accumulano nel sottosuolo per milioni di anni.

 

La trappola che contiene petrolio in quantità e in situazioni tali da permetterne l'estrazione in condizioni economicamente vantaggiose costituisce un giacimento che sarà caratterizzato da un insieme di parametri geologici e fisici (pressione e temperatura) che sono diversi da quelli che si hanno in superficie. Quindi, inizialmente il petrolio risale alla superficie con dei meccanismi naturali di spinta (recupero primario) che sono controllati dalla pressione all'interno del giacimento (espansione semplice, gas disciolto, gas cap, spinta idrostatica). Quando questa spinta si esaurisce si può intervenire con dei meccanismi detti di recupero secondario, in cui si attuano meccanismi di spinta artificiali, cioè meccanismi che alzano nuovamente i valori di pressione all'interno del giacimento a soglie tali che il petrolio ricomincia a fuoriuscire. Questo si ottiene con iniezioni di acqua o di gas direttamente all'interno del giacimento. Ma non tutto il petrolio presente in un giacimento viene recuperato, anzi circa il 40% rimarrà nel giacimento sotto forma di una pellicola che ricopre tutti i pori del reservoir; in media il petrolio recuperato, utilizzando il recupero primario e secondario, è intorno al 32%; si può aumentare questa percentuale con altri metodi detti di recupero migliorati ma che sono assai costosi e difficili da applicare e per questo poco usati. Poco usate, ma esistenti, anche le iniezioni di soluzioni alcaline o di vapore, per alzare la temperatura, o addirittura la combustione parziale del giacimento in modo da ottenere una fluidificazione maggiore del petrolio lungo il fronte di combustione.

 

I giacimenti esistenti sono suddivisi in classi a seconda della quantità di petrolio recuperabile che contengono. Le classi dei giacimenti sono divise in: Super giganti, cioè con almeno 5000 milioni di barili; i giganti con almeno 500 milioni di barili; i major con almeno 100 milioni di barili; A con almeno 50 milioni, B 3,5 milioni, C 1,4 milioni, D 0,14 milioni, E con meno di 0,14 milioni di barili. I giacimenti di classe D (o superiore) sono definiti significativi. Il più grande giacimento conosciuto è quello di Ghawar in Arabia Saudita che conteneva circa 11,4 miliardi di tonnellate di petrolio. Da notare che in soli 4 giacimenti Super giganti, quello di Ghawar e Sasanya in Arabia Saudita, Burgan nel Kuwait, Bolívar nel Venezuela, è contenuto il 21% delle riserve mondiali di petrolio.

L’ORO NERO

IL PETROLIO ANDINO

Petróleos de Venezuela 

PDVSA

L'estrazione petrolifera in Venezuela risale al lontano 1878, quando la Petrolia del Táchira diede inizio ad una serie di perforazioni nell'omonimo stato. Col trascorrere degli anni la produzione petrolifera locale acquistò importanza mondiale tale da attrarre l'interesse delle grandi multinazionali quali Shell, Exxon, Texas, Chevron, Mobil, Gulf, Sun, Amoco, Philips. Nel 1975 l'allora Presidente Carlos Andrés Pérez decide la nazionalizzazione petrolifera con la creazione della holding Petróleos de Venezuela - PDVSA e delle sue filiali operative Lagoven, Maraven, Corpoven, Bariven.

Il petrolio rappresenta per il Venezuela la più importante risorsa nazionale: dalle esportazioni del greggio (circa l’80% sul totale delle esportazioni venezuelane) deriva quasi un terzo del prodotto interno lordo. Ciò che ne consegue è la completa dipendenza del paese dalla sua produzione e quindi dai suoi acquirenti. Il Venezuela, membro dell’OPEC con i suoi settantamila milioni di barili di greggio come riserve, è il quarto esportatore di petrolio al mondo ed uno dei fornitori più importanti e strategici per gli Stati Uniti, che dal paese sudamericano ricevono quasi la stessa quantità di petrolio che dall’Arabia Saudita, circa il 15% del loro fabbisogno giornaliero (3 milioni di barili al giorno). La tipologia di greggio estratto e commercializzato(e suoi derivati) risulta variegata e numerosa, spaziando dall'extra - pesante, al pesante, al medio ed al leggero, potendosi sinteticamente quantificare  nei greggi:

1) - Tía Juana Liviano di 31,9° API con 1,18%  di zolfo.

2) - Lagomedio di 31,6° API con 1,26% di zolfo.

3) - Mesa di 30,5° API con 0,85% di zolfo.

4) - Lagotreco di 30,4° API con1,28% di zolfo.

5) - Furrial di 28,5° API con 1,1% di zolfo.

6) - Leona di 25,3° con1,52% di zolfo.

7) - Bachaquero di 23,7° API con 1,88% di zolfo.

8) - Menemota di 20,7° API con 2,07% di zolfo.

9) - Bachaquero di 16,2° API con 2,47% di zolfo.

10) - Merey di 16° API con 2,45% di zolfo.

11) - Bachaquero di 12,8° API con2,8% di zolfo.

12) - Tía Juana pesado di 12,3° API con 2,82% di zolfo.

13) - Morichal di 12,2° API con 2,78% di zolfo.

14) - Laguna di 10,9° API con 2,66% di zolfo.

15) - Boscán di 10,1° API con 5,4% di zolfo.

Un discorso a parte merita l'Orimulsión, un nome suggestivo che nasce dalla fusione delle parole Orinoco e Emulsión  e che caratterizza una fonte di energia prodotta dalla Bitor S.A. (filiale di PDVSA)   con bitume e acqua, essendo un’emulsione costituita per il 70% da bitume naturale e per il 30% da acqua a cui viene aggiunta una piccola quantità di speciali additivi che stabilizzano la miscela.

Il bitume è composto da idrocarburi aromatici e resine, e giace a una profondità di circa 1000 metri dalla superficie nel bacino del fiume Orinoco. Viene estratto fin dagli anni ’80  e le quantità disponibili sono stimate in 267 miliardi di barili, pari a circa metà delle riserve mondiali di petrolio. L’Orimulsión rappresenta un’alternativa competitiva agli altri combustibili fossili. Presenta infatti tutti i vantaggi di un combustibile liquido, al prezzo più concorrenziale dei combustibili solidi .  Utilizzato per la produzione di energia elettrica e di cemento, l'Orimulsión produce fino al 20% in meno di CO2 rispetto al carbone, arrivando ad una produzione di cenere nella combustione fino a 50 volte inferiore a quella del carbone, oltre ad emissioni di idrocarburi incombusti di gran lunga inferiori a quelle emesse durante la combustione del carbone e dell'olio combustibile. Dal 1997 l'ENEL utilizza l'Orimulsión nelle sue centrali di Brindisi, Milazzo, Fiume Santo (Porto Torres).

ECOPETROL

Empresa Colombiana de Petróleos

Il governo colombiano cominciò nel 1986 ad esportare petrolio dai pozzi petroliferi del nord est del paese: dapprima dal giacimento di Caño-Limon, nel dipartimento di Arauca, e alcuni anni dopo dai pozzi del dipartimento di Casanare, in quello che è ritenuto il più grande giacimento scoperto al mondo negli ultimi dieci anni. Fra gli attuali soci di Ecopetrol nell'estrazione petrolifera vi sono  Texaco, Occidental, B.P., Perenco, Petrobras, Hocol, Petrosantander, Thethys Petr., Kappa Res., GHK,  Kappa Res., Argosy Energy.

Il Governo colombiano ha reso particolarmente attrattivi gli investimenti stranieri nel settore petrolifero istituendo il principio di uguaglianza fra investitori nazionali e stranieri, nonchè il libero trasferimento all'estero di valuta come pure il libero ingresso nel paese di valuta estera senza autorizzazione previa ed altre agevolazioni commerciali e fiscali.  Nel caso, inoltre, di "Contratos de Asociación para áreas de disponibilidad permanente" si facilita l'investimento privato mediante una contrattazione privata sulla base di "chi per primo arriva, per primo si riceve".

Con un potenziale di riserve valutato in 47 miliardi di barili e gran parte del paese ancora inesplorato, esistono fondate possibilità di scoperte di giacimenti di rilevanza mondiale come i campi Cusiana, Cupiagua, Caño Limón, La Cira - Infantas e Chuchupa - Ballena.

La tipologia di greggio attualmente  estratto e commercializzato  risulta la seguente:

1) - Cusiana di 42° API con 0,11% di zolfo.

2) - Caño Limón di 29,5° API con 0.5% di zolfo.

3) - South Blend di 29° API con 0,8% di zolfo.

4) - Vasconia di 25° API con 1% di zolfo.

Casella di testo: Casella di testo:                                                          PETROECUADOR

YPFB

 

Yacimientos Petrolíferos Fiscales Bolivianos

Il petrolio ed il gas boliviani sono attualmente nelle mani delle multinazionali straniere: Petrobras, Total, Maxus/Repsol, Andina/Repsol, Chaci/Amoco, British Gas, Exxon.

Il referendum del 18/07/04 sulla nazionalizzazione dell'industria petrolifera ha partorito un effetto boomerang in quanto venivano fatti salvi gli 84 contratti già firmati tra governo e multinazionali, sulla base dei quali i boliviani avrebbero recuperato le loro risorse solo nel 2036 quando scadranno i contratti ed ovviamente finite le riserve di gas e petrolio, stimate per una durata di circa venti anni.

Ma la nazionalizzazione degli idrocarburi posta in essere dal presidente Evo Morales ha ribaltato i profitti delle compagnie petrolifere straniere scesi al 18% contro l’82% della YPFB, secondo quanto previsto dal decreto del 1° maggio del 2006, decreto che, inoltre, prevede la restituzione allo stato boliviano dei diritti di proprietà e sfruttamento delle risorse energetiche del Paese.

 

Nata nel 1969, PERUPETRO ebbe un inizio travagliato venendo osteggiata ferocemente dalla comunità petrolifera internazionale a causa del processo di nazionalizzazione del tempo.

Solo dopo la scoperta dei giacimenti della Selva del  nord e la costruzione del colossale Oleoducto Norperuano riuscì a raggiungere l'autosufficienza, commercializzando progressivamente il proprio greggio Loreto 22.5° API, 1% zolfo, e i suoi derivati anche sul mercato internazionale in concorrenza con le multinazionali del settore, delle quali sono oggi presenti sul territorio peruviano:

Daewoo,  Unipetro, Hunt Oil, Monterrico, Shell, Chevrontexaco, SK Corp.,  Korea National Oil.

L'export del greggio peruviano ha per usuale destino il continente americano, quello asiatico e l'Australia.

 

PERUPETRO

La Corporación Estatal Petrolera Ecuatoriana - CEPE, fondata nel 1972, diviene nel 1989 PETROECUADOR con lo scopo di esplorare e sfruttare non solo i giacimenti petroliferi presenti sul territorio nazionale ma anche quelli marini, direttamente o in j.v. con imprese straniere. L'export del suo greggio Oriente di 25° API, 1,2% zolfo, e suoi derivati avviene mediante appalti internazionali di offerte o contrattazione diretta, sia per LTC che Spot, con raffinerie o traders, ubicandosi abitualmente nell'area continentale americana, quella asiatica e la caraibica, in virtù di una filiale - deposito presente nell'isola di Bonaire.

L'Ecuador è membro dell'OPEC.

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